DENOMINAZIONI E VITIGNI PRINCIPALI
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6 TIPOLOGIE DI VINO in 3 FORMATI
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Tradizionalmente il tappo di sughero gode di una grande reputazione, è associato a vini di qualità e ai rituali dell’apertura con il cavatappi, mentre molti guardano con sospetto ai tappi Stelvin, per via soprattutto di un retaggio culturale.
La tecnologia del tappo a vite, detto anche Stelvin dal nome del suo produttore più famoso, si è molto evoluta negli anni come alternativa al sughero. Ha sempre più estimatori in Italia e all’estero, anche per denominazioni blasonate.
Quale preferire? Non esiste il tappo migliore in assoluto. Si tratta di scelte tecniche e di mercato. Ogni vino ha la sua chiusura e il tappo a vite viene utilizzato in modo efficace per vini giovani e aromatici che non hanno bisogno di lunghi affinamenti in bottiglia. Da noi per esempio lo trovate nel Sangiovese IGT 2016 Poggio del Sasso e nel Vermentino di Toscana IGT 2017.
Non è una sfida, ma una serena convivenza. Il tappo di sughero e il tappo a vite rispondono infatti a esigenze diverse.
La prima chiusura a vite in alluminio per bottiglie di vino è nata in Francia, nella città di Chalon-sur-Saône, nel cuore della Borgogna, trovando la sua forma definitiva del 1964.
In precedenza il tappo a vite era usato per altri tipi di bevande, oppure serviva come rimedio quando si rompevano i tappi di sughero. Da soluzione di emergenza si è trasformato in una scelta.
Il tappo a vite Stelvin fu subito utilizzato con ottimi risultati per lo Chasselas, un vino bianco svizzero con la reputazione di avere problemi con il famoso “sentore di tappo”. Molte cantine, tra cui McWilliams, Seppelt, Penfolds, Hardys, Brown Bros e Tahbilk lo adottarono a partire dal 1976.
I tappi a vite furono molto apprezzati dall’Australia e da altri Paesi del mondo con carenza di sughero rispetto all’Europa, che ne è invece il principale produttore.
Nel tempo i tappi Stelvin sono stati sempre più utilizzati, tanto che il decreto del Ministero delle Politiche agricole del 16 settembre 2013 in materia di etichettatura dei vini DOP e IGP ha modificato anche alcune norme Ue riguardanti le chiusure dei vini. Si tratta della cosiddetta “libertà di tappo”, che non impone più l’uso esclusivo del tappo di sughero per alcuni disciplinari di vini DOC e DOCG italiani e consente l’uso dei tappi a vite. Questo ha agevolato il mercato dell’esportazione, soprattutto verso Stati Uniti e Giappone, che apprezzano molto il tappo a vite per vino.
Il vino si evolve perché gli elementi di cui è composto reagiscono tra loro. L’ossigeno incide su questa reazione: quando manca, lo fa per ossidoriduzione, quando è presente, per ossidazione e anche più velocemente.
Il tappo rallenta il processo di ossidazione e quindi l’alterazione del bouquet e del gusto del vino. Questo si lega anche ad altri aspetti, come la durata del vino una volta aperto.
Il tappo viene scelto in base alla tipologia di vino e alle esigenze di consumo e/o mercato.
Quindi, un vino meno ossigeno incontrerà, più maturerà lentamente e il tappo a vite è un’ottima alternativa al sughero. Invece vini complessi e dai lunghi affinamenti hanno bisogno di ossigeno per completare la loro evoluzione in bottiglia e il tappo di sughero è la miglior soluzione.
L’ossigeno insomma non è un nemico o un amico in senso assoluto del vino, ma un elemento che gioca un ruolo gestibile conoscendone gli effetti.
Abbiamo visto come i tappi vengono scelti in base a come le loro caratteristiche agiscono sulle diverse tipologie di vino.
Se da un lato con i tappi Stelvin si perde la poesia del rito dello stappare il sughero a regola d’arte, dall’altro il tappo a vite si sta affermando come valida e pratica soluzione per vini al massimo della loro capacità espressiva, cioè pronti. Anche la testata internazionale Wine Spectator ne dimostra la crescente popolarità.
Non solo sughero, quindi.