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BRUNELLO DI MONTALCINO. Lo sapevi che …

Brunello di MontalcinoBrunello di Montalcino

Da produttori di Brunello di Montalcino vogliamo introdurti in questo fantastico mondo con semplicità e chiarezza. Quindi benvenuto e partiamo. In questo articolo troverai:

• Il Brunello di Montalcino è diventato un mito
• Le radici del Brunello di Montalcino affondano nei secoli
• La storia del Brunello di Montalcino: inventiva, tenacia ed eccellenza di un vino rosso da record
• 10 curiosità sul Brunello di Montalcino. Un vino rosso simbolo nel mondo
• Le annate di Brunello migliori
• Brunello di Montalcino e la nostra Cantina di Montalcino

Il Brunello di Montalcino è diventato un mito

Considerato un gioiello, celebrato in tutto il mondo come una star, protagonista di degustazioni, libri, articoli, conferenze, il Brunello di Montalcino è un vero re delle cantine e delle tavole. (Qui trovi le nostre Etichette)

Il Brunello può essere fatto solo con uve dei vitigni del territorio di Montalcino, tra la Val d’Orcia e le valli dell’Asso e dell’Ombrone, dominate dal Monte Amiata, a quaranta chilometri a sud rispetto a Siena.
Un territorio la cui bellezza è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2004.

Il Brunello è simbolo di un modello culturale e uno stile di produzione che mettono al centro il Sangiovese Grosso, il vitigno con cui viene prodotto in purezza. “Grosso” per via dello spessore della buccia dell’acino, che comporta una macerazione di almeno 20/ 30 giorni. È proprio lo scorrere del tempo il grande alleato di questo vino, famoso per i suoi lunghi affinamenti che ne esaltano struttura e bouquet. Un vino che premia chi sa aspettare.

Brunello di Montalcino vitigno sangiovese grosso
Vitigno del Brunello di Montalcino: il sangiovese grosso

Il Brunello di Montalcino fa sempre parlare di sé. Sting, il famoso cantante, una volta disse: “Non ho bevuto vino fino ai vent’anni. Credo che sia stato il Brunello di Montalcino a convertirmi”. E non facciamo fatica a crederci.

Le radici del Brunello di Montalcino affondano nei secoli

Già ai tempi dei Romani nella zona collinare di Montalcino, nel cuore della Toscana, si produceva il Moscadello, un vino bianco dolce che attraversò i secoli, fino a diventare tra i preferiti di Francesco I de’ Medici, che era solito inviarne in omaggio un bel po’ alla Regina Elisabetta d’Inghilterra.

Da Montalcino passava la Via Cassia, che permetteva al Moscadello di arrivare agevolmente a Roma. Nel Medioevo la Cassia divenne l’asse della Via Francigena e quel vino diventò noto anche a milioni di pellegrini che la percorrevano.

Fu da poco prima del Seicento che il Moscadello fu progressivamente affiancato da un Sangiovese in purezza, quel cosiddetto “vermiglio” di cui parlano anche le antiche cronache degli assedi e delle battaglie tra Fiorentini e Senesi. Come per esempio quello di Montalcino del 1553, quando Blaise de Montluc, capitano delle truppe francesi alleate dei Senesi, preposto alla difesa delle mura, beveva il vino rosso della zona per sopportare meglio la battaglia.

Il frate bolognese Leandro Alberti nel 1550 scrisse che Montalcino era “molto nominato nel Paese per li buoni vini chi si cavano da quelli ameni colli”. Non stupisce quindi che oggi il Brunello di Montalcino sia la massima espressione enologica dei 4600 ettari vitati e terrazzati della zona, grazie anche al clima, ideale per la coltivazione del Sangiovese Grosso.

Vitigni da sempre vocati al vino di qualità, tanto che dagli stessi vigneti del Brunello di Montalcino, ma di impianto più giovane, nasce un’altra eccellenza, il Rosso di Montalcino.

Una splendida convivenza tra due identità ben definite e peculiari, nate dalle stesse radici.
Il Rosso esce l’anno successivo alla vendemmia. In questo modo gli impianti rendono nella loro totalità e creano ben due eccellenze singolari, una D.O.C. e una D.O.C.G. di qualità. Un esempio di pura concretezza funzionale, figlia di una grande tradizione storica e culturale.

Brunello di Montalcino radici nei secoli Moscadello, Francesco I de’ Medici, Blaise de Montluc.

Brunello di Montalcino: una storia di inventiva, tenacia ed eccellenza di un vino rosso da record

Il Brunello è frutto di un lavoro secolare.
A metà Ottocento, Clemente Santi, farmacista, scrittore e appassionato di viticoltura, in un’epoca storica in cui i Francesi si consideravano gli unici produttori di buon vino, fece una scommessa con se stesso e con la tradizione.
Nella tenuta di famiglia il Greppo, proprio a Montalcino, Clemente raccolse l’eredità storica dei vitigni della zona. Unì alle sue conoscenze scientifiche una grande passione per l’enologia, confrontandosi con altri viticoltori della zona. Studiò inoltre nuovi metodi di vinificazione in botte. Fu così che nel 1865 venne alla luce un “vino rosso scelto” premiato prima con la medaglia d’argento al Comizio Agrario di Montepulciano e poi addirittura all’Esposizione universale di Parigi del 1867. Un vino particolarmente adatto all’affinamento.

brunello di montalcino - foto di clemente santi
Brunello di Montalcino – foto di clemente santi

Il nipote di Clemente, Ferruccio Biondi Santi, ereditò dal nonno la passione per l’enologia e la sviluppò con ulteriori studi e ricerche sulla selezione del vitigno Sangiovese. Selezionò un particolare clone di Sangiovese, detto “Grosso”.
Complici alcune malattie che colpirono i vitigni europei e anche la zona di Montalcino a partire dal 1850 (come oidio, peronospora e fillossera), Ferruccio non si perse d’animo e trasformò la crisi in risorsa. Dovendo impiantare nuovi vitigni, gli altri viticoltori della zona corsero ai ripari, mettendo subito in vendita i vini giovani per capitalizzare il più possibile. Ferruccio scelse in modo diverso: limitò le rese, scelse solo le uve migliori e vinificò il Sangiovese Grosso in purezza e poi dette tempo al suo vino di affinarsi. Ferruccio quindi codificò il lavoro iniziato dal nonno e nel 1888 nacque il Brunello (chiamato così per il colore bruno rubino scarico e anche perché così veniva definita la specifica varietà di uva della zona).

La storia del Brunello seguì quella della famiglia Biondi Santi e continuò con Tancredi, figlio di Ferruccio, che esortò i viticoltori della zona a piantare sempre più vitigni di Sangiovese Grosso, in un’ottica consortile. Negli anni Trenta la filossera tornò a colpire le terre di Montalcino, ma Tancredì non si arrese e superò anche il periodo della Seconda Guerra Mondiale, fino a produrre il Brunello di Montalcino Riserva 1955, considerato ancora oggi una pietra miliare.

Il Brunello riuscì a superare altri due eventi particolari: la fine della mezzadria del 1964, che rivoluzionò le aziende agricole portando alla chiusura di molte di loro e l’apertura dell’Autostrada del Sole, per cui quasi più nessuno passò dalla zona di Montalcino.

Nonostante ciò, con la nascita della DOC, nel 1966 e in seguito della DOCG, nel 1980, il Brunello uscì dai confini di Montalcino e dalla nicchia di intenditori selezionati e conquistò il mercato mondiale. Diventò così uno dei dodici migliori vini del XX secolo secondo la rivista “Wine Spectator” e oggi un culto assoluto tra i più premiati.

Il Brunello è il vino italiano salito per la prima volta sul podio della qualità accanto ai vini francesi ed è stato il primo vino di fascia alta a essere prodotto e venduto in massa. Ha creato quindi un nuovo segmento nel mercato enologico che mai nessuno avrebbe potuto immaginare. Insomma, um vero precursore rivoluzionario.

Brunello di Montalcino: 10 curiosità di un vino rosso simbolo nel mondo

1• Viene prodotto con uve 100% Sangiovese, coltivate esclusivamente nel comune di Montalcino su terreni collinari e a un’altezza non superiore ai 600 metri sul livello del mare, con un suolo a base di galestro, argilla e alberese. Il vitigno Sangiovese è originario della zona tra Arno e Tevere e si è poi diffuso in tutta la Toscana.

2• Dal 1992 l’annata del Brunello viene celebrata con un tema e una piastrella di valutazione a tema firmata da un testimonial. Ad esempio il 2010 fu dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia, il 2011 fu firmato da Salvatore Ferragamo, il 2017 da Sting, il 2018 da Alex Zanardi e il 2019 da Giovanni Malagò.

3• Il Brunello si presenta limpido, con un color rubino intenso che con l’affinamento si trasforma in granato.

4• Ogni sorso di Brunello vi regala un’esplosione calda, asciutta, elegante e strutturata di frutti rossi sotto spirito, con un tocco di tè, caffè, qualche nota balsamica, spezie, viole.

5• Da disciplinare, viene affinato per almeno due anni (tre se si tratta di Riserva) in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione e poi almeno per quattro mesi in bottiglia.

6• Non può essere messo sul mercato prima del 1° gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l’annata della vendemmia.

7• Le bottiglie devono essere di tipo bordolese in vetro scuro e chiuse con tappo di sughero monopezzo; è vietato l’uso di tappo agglomerato o di qualsiasi altra tipologia di chiusura.

8• I bicchieri che permettono di godere al meglio le qualità del Brunello sono quelli dalla forma ampia. Dovrà essere servito ad una temperatura di circa 18°C-20°C.

9• Il Brunello è un ottimo vino adatto a ogni occasione. Ha un corpo tale che gli permette abbinamenti con piatti e alimenti strutturati, come arrosti, carni rosse, selvaggina da penna e da pelo (ad esempio cinghiale, fagiano, anatra, lepre, capriolo, pernici, manzo) insieme a funghi, tartufi o salse strutturate. Perfetto anche con formaggi come tome stagionate, pecorino toscano, gorgonzola piccante, parmigiano reggiano, pasta con sugo di cinghiale, lasagne, ma pure hamburger, pulled pork e empanadas. Da provare anche con il nobile fratello, il Rosso di Montalcino, in un abbinamento che vi proponiamo qui. È sempre bello sperimentare con il vino rosso!

10• Il Brunello di Montalcino è un vino rosso da record: una produzione media annua di 6,5 milioni di bottiglie, con la quotazione di un ettaro di vigneto che si aggira sui 500 mila euro. Il Brunello è un valore che dura nel tempo. Una bottiglia di Brunello del 1967, numerata B3900, è stata valutata € 3.500 e ne esistono anche di più costose.

Brunello di Montalcino, le annate migliori

Una commissione di degustazione del Consorzio del Brunello di Montalcino ogni anno a gennaio analizza tutte le caratteristiche e le circostanze relative alla produzione del Brunello, attribuendo delle stelle di valutazione. Si va da una stella, che indica un’annata di scarsa qualità, alle cinque stelle di un’annata eccezionale.

Ad oggi tra le migliori annate in assoluto troviamo quelle del 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997 e tra le più recenti le cinque stelle sono state attribuite alle annate del 2010, 2012, 2015 e 2016, un’annata quest’ultima considerata addirittura migliore del 2010 a parità di stelle. Da non sottovalutare neppure il Brunello di Montalcino 2009 e 2013 che con le loro 4 stelle entrano nella classifica per il migliore Brunello di Montalcino.

Cantina di Montalcino

Brunello di Montalcino DOCG 2012 - Da Vinci

Questo Brunello di Montalcino è "il classico" per accompagnare carne arrosto e cacciagione. E' perfetto anche con formaggi maturi, quali parmigiano e pecorino.

 30,00  36,00

Questo Brunello di Montalcino è "il classico" per accompagnare carne arrosto e cacciagione. E' perfetto anche con formaggi maturi, quali parmigiano e pecorino.

Cantina di Montalcino

Brunello di Montalcino DOCG 2015 - Cantina di Montalcino

Ultima meravigliosa annata, premiato con ben 94pt. James Suckling. Grande eleganza, molto ben bilanciato fra tannino, alcool e acidità. Una garanzia per chi ama grandi annate e grandi Brunello di Montalcino, che meglio si esprimerà con qualche anno di bottiglia. Ottimo con carni rosse e selvaggina.

 40,00

Ultima meravigliosa annata, premiato con ben 94pt. James Suckling. Grande eleganza, molto ben bilanciato fra tannino, alcool e acidità. Una garanzia per chi ama grandi annate e grandi Brunello di Montalcino, che meglio si esprimerà con qualche anno di bottiglia. Ottimo con carni rosse e selvaggina.

Cantina di Montalcino: tra le cantine di Montalcino l’unica a far parte del “Toscana Wine Architecture”

La Cantina di Montalcino nasce nel 1970 ed è l’unica cantina cooperativa della più importante zona vitivinicola italiana.
Conta circa 100 piccole aziende agricole con 160 ettari di vigneti a prevalente produzione del vitigno locale per eccellenza, il Sangiovese Grosso.

Situata in Val di Cava, una delle zone più belle di Montalcino, proprio davanti al poggio del piccolo borgo senese, immersa tra prati, ulivi e gli splendidi vigneti lungo lo straordinario percorso dell’Eroica.

La cantina è stata recentemente ristrutturata e ampliata, con un progetto architettonico moderno e in armonia con le colline toscane che la inserisce tra le 25 cantine di design parte dal progetto “Toscana Wine Architecture” e con l’idea di produrre vino nel rispetto dell’ambiente e della tradizione.

L’edificio, infatti, si integra perfettamente con il paesaggio: il profilo della struttura ricorda quello delle colline ilcinesi, un gioiello di design nel territorio di Montalcino.

Oltre il 50% della cantina è interrata, come da tradizione, per consentire un più facile controllo della temperatura ed un risparmio energetico. Buona parte dell’energia elettrica necessaria è inoltre prodotta in autonomia con l’aiuto di un impianto fotovoltaico.

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